Con l’arrivo della primavera, i tanti appassionati di pesca sportiva, si avventurano per le rive dei fiumi e dei laghi silani, alla ricerca degli Osteitti, in altre parole dei pesci ossei, giacché la Sila, dovrebbe essere il regno di alcune di queste specie.
Purtroppo, da diverse decine di anni, soprattutto nei laghi, sono presenti tante altre specie non autoctone o in ogni modo rilasciate senza alcun criterio biologico (Carassio, Carpa, Persico, Tinca, Scardola, Cavedano etc.). Tutte queste specie alloctone competono con le vere specie originarie, in modo diretto e in particolare sul piano alimentare, in altri casi minacciano la purezza genetica dei ceppi indigeni, a causa d’ibridazioni, in particolare della vera e unica trota dei nostri fiumi, la Trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma). Alcuni pesci, come la Rovella e il Cobite, d’interesse protezionistico in base alla Direttiva europea 92/43/CEE, sono molto localizzati, per tanto andrebbero valutate serie azioni di studio e di tutela. La Trota fario (Salmo (trutta) trutta) è la specie più diffusa nei torrenti, anche a causa dei continui ripopolamenti con individui d’allevamento, sfortunatamente, a causa della facile ibridazione con la macrostigma, si rischia una sempre più graduale perdita e rarefazione dell’unica vera specie autoctona, come poc’anzi anticipato. Specialmente nei corsi d’acqua, i pericoli per l’integrità del delicato equilibrio naturale provengono da diversi fattori, come l’inquinamento nei pressi delle zone abitate, agricole e antropizzate; le prese d’acqua, le briglie e le dighe senza scale di monta, queste opere non garantiscono un opportuno ricambio genetico tra le varie popolazioni che così sono costrette a una frammentazione con conseguente isolamento. I prelievi massicci d’acqua, soprattutto per scopi irrigui, nella stagione secca, espongono l’ittiofauna a diverse vulnerabilità. Un altro fattore di rischio predominante è la famigerata pesca di frodo, soprattutto tramite la corrente elettrica, i veleni, gli esplosivi o mediante strumenti non selettivi come reti, lenze incustodite, uso delle mani, delle forche o esercitata su un numero di capi oltre il limite giornaliero consentito. Non trascurabile anche l’attività piscatoria in zone di divieto (S.I.C. del Lago Ariamacina e altre zone 1 del Parco Naz. della Sila). Tutte queste azioni, da sole o in concorso, rovinano i nostri fiumi, per cui tutti sono responsabili ogni qualvolta, si rendono artefici, colposamente o dolosamente, di comportamenti in contrasto con la natura oltre che illegali per la legge. Il pescasportivo deve rispettare rigorosamente le regole dotandosi in primis della licenza di pesca rilasciata dalle competenti amministrazioni provinciali, questa è valevole sull’intero territorio nazionale. Ricordiamo che la materia è disciplinata da vari regi decreti (tipo il n.1486/1914 e il n. 1604/1931), dalla legge regionale n. 29/2001 e da un decreto prefettizio dell’8 luglio 1966, efficace per la sola provincia di Cosenza, che prevede, tra le varie disposizioni, il numero massimo di tre canne o lenze e il divieto di lasciare incustoditi gli attrezzi da pesca. Infine una precisazione molto importante sulla pesca all’Anguilla, rispetto a quanto riportato nel Reg. (CE) n 1100/2007, la Calabria non aveva ancora aderito al Piano di gestione nazionale approvato dalla Commissione Europea in data 11 luglio 2011, pertanto, dovrebbe adottare quanto prima una normativa che preveda esplicitamente il divieto di cattura alla specie in tutte le sue forme. In caso di reati e violazioni riguardanti la pesca abusiva, invito chiunque, anche in forma anonima, a segnalarli immediatamente alla centrale operativa del Corpo di Polizia Provinciale di Cosenza (tel. 0984.814667) oppure a ogni altro organo di polizia. Gianluca Congi © |